Storie di castagne

Le castagne non godute subito come caldarroste, erano da conservare per l’inverno facendole essicare sulla “grá”. Una gratta , rete di metallo, posata in orizzontale in una casupola di quattro pareti e un tetto, con al piano terreno un fuoco aperto alimentato con fascine e legna del bosco.

Un procedimento di essiccazione artigianale della durata di circa tre settimane. Spesso la “grá” era integrata nei solai (aperti) delle case, sotto forma di un cassone con piano di rete metallica all’interno, il tutto a fianco della canna fumaria. Aprendo una piccola saracinesca, il fumo veniva in parte deviato nella “grá”.

Una volta essicate, le castagne erano passate con il “vall” (contenitore di vimini intrecciati, a forma di cesta irregolare) per staccare la buccia dal frutto. Così erano pronte per essere godute cotte, con latte o panna, fino a inverno inoltrato.

La grá

In paés quatru mür vécc,
d’autünn l’è cá di castégn,
o in spazzacá sóta ‘l técc,
indúa al füm sü al végn
dala brasa da béi fassín
o da sciücch in dal camín.

Cataa sü da tèra a vüna a vüna,
spung i rísc, göba l’è la schéna,
e la cavagna l’è mía ‘na piüma,
l’è da purtá in grá bèla piéna.

La nina i föi la nebiéta d’autün,
la üscma i mür scaldaa dal füm,
e i castégn i süda, i è dré a secá,
al fiòca prufümaa, prufüm da grá.

La “grá” (traduzione)

In paese quattro muri vecchi / d’autunno è casa delle castagne / o in solaio sotto al tetto / dove il fumo sale / dalla brace di belle fascine / o da ceppi nel camino. / Raccolte da terra a una a una / pungono i ricci, curva è la schiena / e la cesta non è una piuma / è da portare in “grá” ben piena / Culla le foglie, la nebbiolina d’autunno / annusa i muri scaldati dal fumo / e le castagne sudano, stanno essiccando / nevica profumato, profumo di “grá.

Foto:     La “grá” nel nucleo di Cabbio in Valle di Muggio.

Storie di cachi

Frutto antico, originario dalla Cina centro-meridionale, si è diffuso dapprima in Asia, poi in America e in Europa.
L’albero raggiunge notevoli dimensioni e non richiede trattamenti antiparassitari.
Le foglie di un verde scuro formano una chioma molto spessa e di conseguenza un’ombreggiatura fitta.
In autunno si tingono di giallo-rosso per poi lasciare il posto ai frutti giallo-arancione.
Cachi o “kaki”, da cogliere prima del gelo invernale e lasciar maturare in ambiente temperato.
Ben maturi hanno una buccia sottile e la polpa si presta a essere goduta fresca o per fare ottimi gelati.
L’albero che recito in poesia e in immagine ha più o meno la mia età.
È sempre stato generoso di frutti al punto da non poterli godere appieno, nonostante la distribuzione a conoscenti, amici e a qualche forestiero che chiede incuriosito: “Orangen?”.
I frutti più in alto servono da cibo per uccelli vari durante l’inverno, quelli sui rami bassi sono appannaggio di cervi e simili e a me restano quelli “a metá taca”.

Cachi

Sóo d’agóst, un alburún
spéss da föi culór verdún,
sóta, frésch e umbría scüra,
créss mía un fióo par pagüra.

Frécc nuvembrín, spariss
i föi, e d’incant cumpariss
un ròsc da lampadín d’òr,
da l’ültim sóo i vöö ‘l calór.

Stracüntaa l’è ‘l furestée,
i a rimíra, e cul pensée
al créd da vedé pertügái,
i’è “aránz da Shanghai”.

Cachi (traduzione)

Sole d’agosto, un grande albero / fronda densa di foglie color verde scuro / sotto, fresco e ombra oscura / non cresce un fiore per paura. / Freddo novembrino, spariscono / le foglie e d’incanto compaiono / una miriade di lampadine d’oro / dell’ultimo sole vogliono il calore. / Meravigliato è il forestiero / li rimira e pensa / crede di vedere arance / sono arance di Shanghai.

Foto: l’albero di cachi fa anche da elemento decorativo per il paesaggio.

Storie dell’uva di Natale

Diversi frutti autunnali come mele, castagne, noci, si prestano per essere goduti anche durante l’inverno.
L’uva invece non è conservabile a lungo, ma qualche qualità nostrana la si può gustare fino a stagione inoltrata, in piccole quantità, se tenuta in ambiente fresco e asciutto di un solaio aperto o di una “lòbia”.
Certamente aspetto e aroma non saranno pari a quelli dell’uva fresca di vendemmia, ma già la bella presenza di un tralcio con un paio di grappoli significa prolungare l’autunno quale stagione ricca di raccolti.
Tempi addietro, una bella “bagia d’üga mericana” a Natale era una prelibatezza nostrana a buon mercato per i nostri genitori e nonni. Allora non c’erano negozi con frutta esotica e uva da terre lontane.

Una bagia d’üga par Natál

Un bèll cò rubüst, marü,

punciröö stagn da velü,

sgrazzi pién che i fa pént

un prufüm da fá cuntént

anca dumá a guardai,

dó föi e ‘l ramétt l’è fai,

l’è bèll, al paga l’öcc,

al sta bén sóta al técc

tacaa sü in spazzacá,

e a Natál l’è da güstá.

Un tralcio d’uva per Natale (traduzione)

Un bel tralcio robusto, maturo / acini sodi vellutati / grappoli compatti che fanno penzolare / un profumo da far contenti / anche solo a guardarli / due foglie e il rametto è fatto / è bello, paga l’occhio / fa bella figura sotto il tetto / appeso in solaio / e a Natale è da gustare.

Foto:    Il tralcio appeso in solaio con i bei grappoli da godere a Natale.